In effetti “flessibilità” e “competitività” sono stati gli imperativi categorici su cui il sistema dell'impresa (con la compartecipazione delle grandi centrali sindacali, convertitisi alla logica del salario come variabile dipendente della produttività del capitale) ha costruito il modello neoliberista, a partire dalle grandi ristrutturazioni postfordiste che, in nome di un moderno dinamismo economico globalizzato, hanno squarciato la rete di solidarietà operaia che aveva reso possibile –grazie alle lotte che avevano portato al “miracolo economico” del secondo novecento – la conquista delle tutele e garanzie a favore dei lavoratori e dei soggetti più deboli. Un’opera di smantellamento che ha visto protagonista l’intero ceto politico, asservito ai dettami del pensiero unico liberal-liberista che ha costituzionalizzato nella legge fondamentale dello Stato la "parità di bilancio (fiscal compact). Ma è, soprattutto, con i cd. “governi amici” (Renzi-Gentiloni docet!) che si sono realizzate le operazioni di fino, senza colpo ferire, come per esempio l’abrogazione del “famigerato” articolo 18 e la riforma del mercato del lavoro (Jobs act)
Ma torniamo ai contenuti di merito rivendicati dai I NaStrini, un movimento che si sta appropriando degli strumenti sindacali in modo originale, senza verticalizzazioni gerarchiche, cercando d’essere riferimento inclusivo aperto alle fasce sociali marginalizzate della società palermitana. Non a caso l’altro tema scottante affrontato col capo Dipartimento “Famiglia e Politiche sociali” è stato quello sul reddito di cittadinanza: “Molti nuclei familiari o di conviventi – per lo più giovani coppie, come ci conferma Bongiovanni – a causa della perdita di quell’unica entrata reddituale, saltuaria e sottopagata, sono stati costretti ad abbandonare le case in cui risiedevano per tornare presso le famiglie d’origine, perdendo così la residenza autonoma”.
Orbene, secondo le condizionalità imposte dall’attuale legge sul diritto al reddito di cittadinanza, uno dei requisiti previsti è che con l’istanza bisogna presentare un ISEE inferiore a 9.360 euro. Il che significa che questi soggetti non potranno mai usufruire del RdC. Poiché, facendo cumulo con tutti i redditi dei componenti del nucleo residente, risultante dallo stato di famiglia, quasi sempre il limite massimo previsto viene superato. Sull’argomento sollevato nel corso del confronto con l’alto funzionario regionale, è stato fatto un passaggio "volante" con l’Assessore comunale Mattina, al quale è stato sottoposto il problema della residenza autonoma per i nuclei familiari che condividono l’abitazione con altri nuclei parentali, ma di fatto distinti. “La questione sarà affrontata al più presto – ci riferisce il sindacalista Alba – con l’Amministrazione comunale, in uno con quanto elaborato nella piattaforma rivendicativa del movimento”.
Ora, al di là degli aspetti formali che condizionano l'attribuzione del reddito di cittadinanza, bisognerebbe sciogliere il nodo sulla ratio della misura: o essa è un riconoscimento di contrasto sic et simpliciter della povertà o uno strumento di politica attiva del lavoro. Per quanto ci riguarda noi siamo per un reddito di base universale incondizionato. Ma se l'attuale RdC è congegnato come misura attiva del lavoro allora i "Centri per l'impiego - come sostiene Maurizio Bongiovanni - devono avere una funzione strategica nel sistema di collocazione al lavoro, avendo riferimento esclusivamente allo stato di disoccupazione dei soggetti iscritti nelle liste di collocamento, sganciando la posizione individuale dall'ammontare reddituale complessivo del nucleo familiare, al fine dell'attribuzione del diritto al reddito di cittadinanza". Diritto che dovrebbe rimane in essere fino a quando "i Centri - conclude il portavoce sindacale - non avranno ricollocato i disoccupati nel mercato". Insomma, nulla di rivoluzionario, ma una misura pro-attiva del lavoro denominata flexsecurity già applicata in quasi tutti i paesi dell'Unione europea.
Rimane ancora aperto sul terreno vertenziale la questione dell’istituzione del tavolo permanente già sottoposto all’attenzione dell’autorità prefettizia, ritenuto un atto propedeutico per aprire uno spazio democratico partecipativo dal basso per decidere sulle possibili scelte politiche-economiche da adottare per uscire fuori dal tunnel della miseria.
Come scrivono I Nastrini sulla loro pagina social: È arrivato il momento di progettare il nostro futuro, fino a oggi dimenticato.
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